“Questa storia non mi aiuta più”. Quando inizi a cambiare il modo in cui ti parli
- Paolo
- 16 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 20 giu

“Mi racconto da anni che non sono capace.”
“Che tanto alla fine mollo tutto.”
“Che gli altri vanno avanti, io no.”
Lo facciamo tutti. Costruiamo narrazioni su chi siamo, su cosa possiamo o non possiamo fare. A volte ci sembrano dati di fatto, verità indiscutibili.
Ma sono storie. Non bugie. Non invenzioni. Solo modi in cui abbiamo imparato a vedere noi stessi.
E la buona notizia è che, nel tempo, possiamo riscriverle.
Questa è la storia di una persona che ha iniziato a farlo. Una persona come molte, forse come te.
“Sono fatto così” – Il racconto che sembrava non cambiare il modo in cui ti parli
Ci siamo incontrati per un colloquio online. La videocamera era accesa, ma lo sguardo spesso si spostava altrove.
Parlava con calma. Ma ogni frase aveva lo stesso punto d’arrivo:
“Io sono fatto così. Mi incarto quando c’è troppa roba. Mi blocco. Mi chiudo. È sempre stato così.”
Ci credeva profondamente. Eppure…c’era qualcosa nella voce che lasciava intuire che non era del tutto convinto.
E io non ho risposto con una spiegazione. Non ho corretto. Non ho “analizzato”.
Gli ho solo chiesto:
– Questa storia ti è ancora utile?
Silenzio. Poi un mezzo sorriso.
“Forse no. Ma è l’unica che conosco.”
Le storie non si cambiano con la forza. Si cambiano quando sei prontə a raccontarti diversamente
Nel counseling non si danno etichette.
Non si cerca “l’origine” nei ricordi lontani.
Si parte da qui. Da adesso. Da come stai vivendo ciò che vivi.
Le storie interiori che ci abitano sono spesso apprese, non scelte.
Ma quando inizi a riconoscerle, non sei più solo in balia di esse.
Puoi iniziare a far loro spazio… e poi metterle in discussione.
Non per giudicarti.
Ma per scegliere con più consapevolezza cosa portare avanti e cosa lasciare andare.
La svolta non fu un’illuminazione. Fu una domanda nuova
Dopo alcune sessioni, quella persona mi disse:
“Sto iniziando a sentire che non sono solo uno che si blocca. Sono anche uno che, ogni tanto, si muove. Magari lentamente. Ma si muove.”
Era ancora la stessa persona. Ma aveva cambiato prospettiva.
E non perché qualcuno gli avesse detto cosa fare.
Ma perché aveva guardato meglio ciò che sentiva. Senza giudizio. Con una presenza accogliente.
Era riuscito a riformulare il modo in cui si parlava.
E da lì, aveva cominciato a cambiare.
Il counseling è questo: non una diagnosi, ma uno spazio per rileggersi
Il counseling lavora nel presente. Con quello che c’è. Con quello che senti. Con quello che vuoi cambiare ma non sai ancora come.
E soprattutto: non ti dice chi sei. Ti accompagna a riscoprirlo tu.
A riconoscere che puoi raccontarti in un modo nuovo.
Più vero. Più libero. Più tuo.
🌱 Conclusione
Non sei bloccato in una storia per sempre. Hai il diritto di cambiarla.
Hai il diritto di dire: “Questa frase che mi ripeto da anni… non mi serve più.”
E se hai bisogno di uno spazio per fare ordine tra le tue parole, i tuoi pensieri e le tue emozioni, puoi approfondire come funziona l'attività di counseling su SecondaTappa.it
Ti aiuterà non a “essere qualcun altro”, ma a essere un po’ più in armonia con chi sei davvero.
🌿 A volte crescere non significa aggiungere cose. Ma lasciar andare le frasi che ti hanno frenato troppo a lungo.
👉 Quando inizi a cambiare il modo in cui ti parli, può emergere un nuovo punto di partenza. Se ti senti bloccato e non sai da dove ripartire, questo post potrebbe aiutarti → [“Ti senti bloccato nello studio? Non sei solə. Ecco da dove puoi ripartire.”]

A volte basta cambiare una frase, per iniziare a cambiare il modo in cui ti vedi.
💬 Se vuoi conoscere qualcosa di me puoi leggere la pagina [Chi Sono].
🟡 Se ti è nata qualche riflessione, e ti va, possiamo parlarne qui in chat!
A presto! Paolo